mercoledì 3 dicembre 2008

L'infinito mondo che siamo noi

Un raggio di sole che filtra dalla finestra e si scompone su di un prisma
per qualcuno può esser l'arcobaleno della sua giornata
per altri è solo un fenomeno di diffrazione della luce.
Una pioggia grigiastra può esser presagio funesto e depressione,
per altri solo pioggia sporca.
Un granello di sabbia brilluccicante può esser una stella, che riscalda il cuore,
per altri solo sabbia...
è la sensibilità che ci differenzia, lo sguardo sul mondo ci porta nell'infinito o sotto terra!

ISIDE

Iside o Isis o Isi (in lingua egiziana Aset cioè trono), originaria del Delta, è la dea della maternità e della fertilità nella mitologia egizia. Divinità in origine celeste, associata alla regalità (il suo geroglifico include la parola per "trono"), faceva parte dell'Enneade.
Mito
Figlia di Nut e Geb, sorella di Nefti,Seth ed Osiride, di cui fu anche sposa e dal quale ebbe Horus.. Secondo il mito, raccontato nei Testi delle Piramidi e da Plutarco nel suo Iside ed Osiride, con l'aiuto della sorella Nefti assemblò le parti del corpo di Osiride, riportandolo alla vita. Per questo era considerata una divinità associata alla magia ed all' oltretomba. Aiutò a civilizzare il mondo; istituì il matrimonio e insegnò alle donne le arti domestiche.
Iconografia
Iside è spesso simboleggiata da una vacca, in associazione con Hathor, ed è raffigurata con le corna bovine, tra le quali è racchiuso il sole. Nell'iconografia è rappresentata spesso come un falco o come una donna con ali di uccello e simboleggia il vento. In forma alata è anche dipinta sui sarcofagi nell’atto di prendere l’anima tra le ali per condurla a nuova vita. Solitamente viene raffigurata con una donna vestita, con in testa il simbolo del trono, che tiene in mano un loto, simbolo della fertilità o l'uadj. Frequenti anche le rappresentazioni della dea mentre allatta il figlio Horo. Il suo simbolo è il tiet, chiamato anche nodo isiaco.
Culto
Iside, venerata spesso in associazione con il dio Serapide, fu una delle divinità più famose di tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Dall'epoca tolemaica la venerazione per la dea, simbolo di sposa e madre e protettrice dei naviganti, si diffuse nel mondo ellenistico, fino a Roma. Da qui il suo culto, diventato misterico per i legami della dea con il mondo ultraterreno e nonostante all'inizio fosse ostacolato, dilagò in tutto l'Impero Romano. Nel sincretismo tipico della religione romana Iside venne assimilata con molte divinità femminili locali, quali Cibele, Demetra e Cerere, e molti templi furono innalzati in suo onore in Euroa,Africa ed Asia. Il più famoso fu quello di File, l'ultimo tempio pagano ad essere chiuso nel VI secolo. Durante il suo sviluppo nell' Impero il culto di Iside si contraddistinse per processioni e feste in onore della dea molto festose e ricche. Le sacerdotesse della dea vestivano solitamente in bianco e si adornavano di fiori; a Roma, probabilmente a frutto dell' influenza del culto autoctono di Vesta, dedicavano talvolta la loro castità alla dea Iside. La decadenza nel Mediterraneo del culto di Iside fu per lo più determinata da nuove religioni misteriche quali lo Zoroastrismo e lo stesso Cristianesimo.

Iside e la Vergine
Esistono tratti comuni nell'iconografia relativa a queste due figure, ed è ragionevole supporre che già l'arte paleocristiana si sia ispirata alla raffigurazione classica di Iside per rappresentare la figura di Maria: la comunanza in vari dipinti si ritrova per esempio nei tratti delicati ed eterei, nel tenere entrambe in braccio un infante, che è Gesù Bambino nel caso della Madonna ed Horus per Iside.
Ancora, con il primo vero affermarsi del Cristianesimo nell' Impero Romano, sotto imperatori come Costantino I e Teodosio I e con il conseguente rifiuto e persecuzione delle altre religioni a Roma e nei domini, il fatto che vari templi consacrati ad Iside siano stati riadattati e consacrati come basiliche dedicate alla Vergine, così come a volte modificati i dipinti e le opere raffiguranti la dea egiziana, ha sicuramente aiutato l'accomunarsi delle due figure a livello iconografico.
Inno a Iside
Rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto; risalente al III-IV secolo a.C.:
Perché io sono la prima e l’ ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica. (wikipedia.org)

Occhi aperti

A volte si vorrebbe tenere gli occhi chiusi, perché aprirli fa troppo male,
ma anche questa è la vita ed il suo fascino è nelle sfumature,
nelle ombre e nella luce, nel buio che porta sempre al sorgere del sole.

PSICHE ED EROS

"Psiche è una bellissima principessa, così bella da causare l'invidia di Venere. La Dea invia suo figlio Eros perché la faccia innamorare dell'uomo più brutto e avaro della terra, perché Psiche sia coperta dalla vergogna di questa relazione. Ma il Dio,eros, si innamora della mortale, e con l'aiuto di Zefiro, la trasporta al suo palazzo, dove, imponendo che gli incontri avvengano al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fa sua. Ogni notte Eros va alla ricerca di Psiche, ogni notte i due bruciano la loro passione in un amore che mai mortale aveva conosciuto. Psiche è dunque prigioniera nel castello di Eros, legata da una passione che le travolge i sensi. Una notte Psiche, istigata dalle sorelle, decide di vedere il volto del suo amante, pronta a tutto, anche all'uomo più orripilante, pur di conoscerlo. È questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia cade dalla lampada e ustiona il suo sposo: il Dio va via e Venere scaglia la sua punizione. Venere sottopone Psiche a diverse prove: nella prima, per esempio deve suddividere un mucchio di granaglie in tanti mucchietti uguali; disperata, non prova nemmeno ad assolvere il compito che le é stato assegnato, ma riceve un aiuto inaspettato da un gruppo di formiche, che intendevano ingraziarsi il suo innamorato. L' ultima e più difficile prova consiste nel discendere negli inferi e chiedere alla dea Proserpina un' po' della sua bellezza. Psiche medita addirittura il suicidio, ed arriva molto vicina a gettarsi dalla cima di una torre. Improvvisamente, però, la torre si anima e le indica come assolvere la sua missione. Durante il ritorno, mossa dalla curiosità a lei tanto cara, aprirà l'ampolla(data da Venere)contenente il dono di Proserpina, che in realtà contiene il sonno più profondo. Ancora una volta verrà in suo aiuto Amore, che la risveglierà dopo aver rimesso a posto la nuvola soporifera. Solo alla fine, lacerata nel corpo e nella mente, Psiche riceve l'aiuto di Giove. Mosso da compassione il Dio fa in modo che gli amanti si riuniscano: Psiche diviene una Dea e sposa Amore. Il racconto termina con un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio, Bacco fa da coppiere, le tre grazie suonano e il dio Vulcano si occupa di cucinare il ricco pranzo.
Al termine del banchetto i due giovani godettero dei piaceri amorosi e da questa unione nacque un figlio, Piacere, identificato dai latini con Volupta." (wikipedia)